giovedì 29 marzo 2007
Il mio giudizio universale
Questo mio primo post ha il proposito di essere un vero e proprio manifesto programmatico del blog che ho creato. Le persone che si collegheranno al Vitello Furioso si porranno tanti interrogativi come il perché del titolo, il perché della necessità di creare un diario sulla rete, il perché di talune cose che andrò affermando di volta in volta. Io anticiperò alcune delle domande che i frequentatori del sito potranno porsi.
Un moderno e laico giudizio universale.
Questo è il proposito del mio blog, quello cioè di giudicare e commentare costantemente quanto accade nel nostro paese e, in un orizzonte più ampio, nel mondo.
Così come Michelangelo nel XVI° secolo su commissione della chiesa realizzò questo magnifico ed inquietante affresco per spaventare gli uomini sulla loro possibile sorte laddove sì fossero comportati in maniera improba nella loro vita così io dipingerò incessantemente su commissione della mia coscienza, la realtà che ci circonda, lanciando dal mio pulpito mediatico spunti e riflessioni così come invettive e accuse, per cercare di rifondare un sistema ed un mondo sempre più piegati alla logica meschina dell’utile e dell’immoralità.
Giudizi e pulpiti?
Sì, proprio così.
Intendo infatti essere per chi mi seguirà un autentico predicatore, di fronte al quale si potrà di volta in volta essere accondiscendenti o dissentire ma mai rimanere indifferenti.
Perché per me il mondo è bianco o nero, bene o male, non esistono le vie di mezzo, i compromessi.
Vitello Furioso?
Il soprannome Vitello è oramai per me un secondo nome, anzi potrei anche dire il primo, mentre l’aggettivo furioso ha origine dalla figura del “furiosus” esistente nell’antica Roma così come pure dalla mitica opera dell’Ariosto l’ “Orlando furioso”.
In tempi remoti a Roma infatti i “furiosi” erano l’equivalente dei moderni pazzi, cui io mi accomuno per l’irrazionalità e l’impulsività del mio agire, mentre con il paladino dell’opera ariostesca condivido un’instabilità interiore cui si accompagna una costante ricerca di stabilità e di certezze. E come lui io sono alla ricerca del mio “senno”, che intendo ritrovare attraverso il dialogo perpetuo e l’esternazione dei miei pensieri.
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